La newsletter tostoina prende atto che è ancora gennaio
Una newsletter con gli occhi. E le orecchie.
Un po' di sere fa stavamo guardando un film uscito da qualche anno, Le ricette della signora Toku. Verso la fine del film la protagonista dice una frase che nei sottotitoli suonava più o meno così: «We were born into this world to see and listen to it». Oltre ad avermi distrutto, tritato e fatto in polpette di lacrime, e aver ovviamente alimentato molteplici riflessioni sul valore intrinseco dell'esistenza (sono una persona adulta in un settore lavorativo ad alta instabilità economica, le riflessioni escatologiche fanno parte del pacchetto insieme alle scadenze degli f24) nei giorni successivi ho continuato a ripensare a quella frase e all'idea che il gesto di vedere e ascoltare il mondo non sia un'attività passiva da spettatori, ma qualcosa che necessiti di un'attenzione attiva.
Sarà che quest'anno sembra già iniziato da trentacinque settimane, sarà che mi sembra un momento in cui mi pare accusiamo un po' tuttз la stanchezza nei confronti di dover sempre in qualche modo dire, ricordare che ci siamo, fare qualcosa, ripeterla a voce alta e poi via passare alla successiva, ecco: questo fatto che non sia sempre necessario aggiungere al mondo per esserne parte mi è sembrata un buon pensiero da tenere a mente.
Questo mese ho cercato soprattutto di annodare i fili delle cose che già ci sono: ho scritto un post su come stanno insieme le cose del disegnare e del pensarci su, ho tenuto un workshop su Gommapane sulle quattro cose che so su Patreon e come può essere utile per l'illustrazione.
Per il resto è uscito Print n.95 e un certo video di una certa talk di BRL in cui io sembro una quaglia azzurra con opinioni sull'illustrazione, disegno pirati e bestie marine e il lavoro con le cose mesopotamiche continua a darmi gioia e farmi mettere le mani nei capelli in egual misura.
È gennaio, insomma, ancora per un paio d'ore.
Leggere con le figure
A proposito di guardare come gesto attivo, il fatto che mi interessino i modi in cui il cosa e il come della comunicazione visiva si intrecciano mi sa che a questo punto l'ho ripetuto pure ai sassi dentro i vasi. La cosa bella è che nell'ultimo paio d'anni sono usciti diversi libri che affrontano l'argomento, a volte a complemento del tema del linguaggio, a volte facendone il proprio centro. È il caso di Extra Bold, il cui sottotitolo mette in chiaro senza possibilità di equivoci il proprio punto di vista di guida femminista, inclusiva, antirazzista, non binaria per graphic designer (ma in generale per chiunque si occupi di comunicazione attraverso le immagini, aggiungo io). Perché dai, quell'idea da manuale di storia dell'arte di una volta in cui le idee su come rapprentare il mondo emergono adulte e armate come Minerva dalla testa di Giove anziché da delle persone possiamo anche lasciarla al Novecento.
Per certi versi mi ha ricordato Queer - A graphic history per i modi e il toni, quel suo essere insieme un saggio, una fanzine nello spirito (ma con una veste grafica decisamente più curata, va detto - e vorrei anche vedere visti chi sono з curatorз, Ellen Lupton in primis), una guida agli aspetti pragmatici del mestiere e pure un po' seduta di autocoscienza. E sempre in termini di uscire finalmente dal Novecento, ho apprezzato molto l'idea di una visione corale del design, un po' meno legata alla singola personalità che a mani nude fa avanzare la disciplina con la forza nerborutissima delle proprie idee. La solita faccenda intersezionale, insomma.
Menzione speciale per le illustrazioni umanissime e di incredibile empatia di Jennifer Tobias. In italiano è uscita per Quinto Quarto che di veste grafiche fatte a modo se ne intende, e il fatto che ci sia una traduzione italiana trovo che sia uno dei punti della questione, perché è vitale poter iniziare ad affrontare certi temi con un lessico condiviso senza per forza dover fare riferimento esclusivamente al dibattito anglofono.
Animali peculiari
O mola mola, pesce luna dal design peculiare che si è separato dai suoi cugini pesci palla in un'epoca in cui le balene avevano le zampe, che può arrivare a due tonnellate, ma che produce piccoli grandi come una capocchia di spillo ricoperti di una specie di raviolo a stella con le spine. Mola mola: siete strani.
Leggere con le orecchie
Due cose nella vita amo più di tutto: le cose che si mangiano e fare domande stupide, spesso contemporaneamente. Gastropod risponde a entrambi i bisogni, dal raccontarmi quante specie di datteri esistono, se ci si può avvelenare con troppa liquirizia, perché le posate sono di metallo e a cosa serve da un punto di vista evolutiva il sapore amaro.
Fondo fotografico di Municipio 9 ti apprezzo
Una cosa che mi rilassa molto è frugare negli archivi fotografici dei posti in cui vivo o ho abitato. Mucche in piazza dove ora vado a bere il caffè, navigli balneabili, tram praticamente sulla battigia: un mondo contemporaneamente familiare e alieno. Nelle Teche Rai c'è una sezione irresistibile di documentari antropologici ed etnografici: mi rapisce l'idea di una epoca in cui Ernesto De Martino, Clara Gallini, Ida Magli e Luciano Rispoli potevano trovarsi nello stesso programma. Probabilmente c'è un documentario anche sul luogo dove abitate voi: frugate e fatemi sapere.
È tutto: febbraio si spera sia corto e ricco in zeppole.
Ciao sono Tostoini, vivo a Milano, sono nata a Cagliari, disegno spesso animali marini (tipo i lamantini? Tipo i lamentini), le cose che faccio ruotano attorno all'illustrazione, che sia illustrare libri o scriverne. La newsletter tostoina arriva più o meno una volta al mese ed esiste grazie ai miei patrons su Patreon, che in più ricevono ogni mese una selezione di irresistibili stupidaggini. Lo so che Substack avrebbe il suo tool apposta, ma su Patreon produco una pletora di disegnini ridicoli, vieni di là, dai.Mi trovi anche su etsy, perché le stupidaggini irresistibili non sono mai troppe.
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