La newsletter tostoina col calendario dentro
Una newsletter sullo spazio, il tempo e lo spazio-tempo. Ma più che altro sul calendario. Quel calendario.
Abbastanza di recente ho imparato il concetto di time affluence. E quando dico "abbastanza di recente" intendo tre mesi fa. Questa idea di tempo è legata non solo alle circostanze oggettive (la quantità di tempo libero) ma all'atto deliberato di prenderselo per farne qualcosa. La cosa interessante è che a parità di tempo disponibile, il fatto di fare delle scelte in merito fa sentire le persone molto più ricche in tempo (e a cascata anche più sane di mente) anche se le ore fisicamente a disposizione non sono aumentate.
Dovendo decidere cosa vorrei per l'anno prossimo, vorrei un anno in cui il concetto di time affluence fosse scritto nel cielo a dimensioni cubitali. Invece nel cielo a dimensioni cubitali c'è solo un lamentino. Ebbene sì, è quel periodo dell'anno lì.
I LIKE SPACE BOTH OUTER AND PERSONAL sono dodici mesi di lamantino fluttuante nella magnificenza del cosmo in una tuta spaziale molto liberamente ispirata alla missione Mercury.
Ho condensato tutte le domande in merito nel classico post riassuntivo: accorri numeroso, per un 2022 ricco in spazio, tempo e spazio-tempo!
Mentre facevo le corse per finire di disegnare, stampare senza fare vaccate e spedire senza fare errori madornali i primi 70 calendari di 100 che sono, è uscito l'ultimo numero di Print che contiene un articolo di cui sono molto soddisfatta sul rapporto tra l'illustrazione e i supporti su cui viene disegnata. Ho subissato di domande Ale Giorgini, Francesco Poroli e Riccardo Guasco: disegnare e chiedere il perché delle cose sono due delle mie cose preferite e inestricabilmente collegate.
Mi sono alzata a un orario indecoroso per disegnare alla Festa dei Librini e ho scoperto questo universo parallelo di persone mattiniere che vanno a comprare libri, parlare di libri e regalare libri prima dell'orario d'ufficio;
Ho disegnato una rete da pesca animata per lo speech di
Nel mentre scrivo le lezioni per il mio modulo del corso di illustrazione alla Scuola Comics di Genova, tolgo libri dagli scatoloni e faccio lunghi giri del quartiere rubacchiandomi il tempo della ricchezza.
Leggere con le figure
Ogni volta che mi domando per quanto ancora possa disegnare lamantini prima che diventi un esercizio di stile penso a Jon Klassen. Non perché giochiamo nello stesso campionato, ovviamente - non sono ancora una mitomane - ma perché Klassen racconta da anni la storia di un cappello (tre cappelli diversi, ma comunque cappelli). In quanti modi si può tornare a una storia piccolissima su cappelli perduti, ritrovati, sottratti e condivisi prima di finire le cose da dire? Almeno tre, ma sospetto che ce ne sarebbero molti altri.
The Hat Box è un cofanetto che raccoglie le storie della trilogia del cappello di Jon Klassen: Voglio il mio cappello, Questo non è il mio capello e Toh! Un cappello!
Una volta messe insieme, ci si accorge che sono tutte storie sui desideri e sulla tensione tra i propri desideri e quelli degli altri. Sull'abisso che c'è tra quello che succede e le parole che si usano per raccontarlo. (a un certo punto di quest'anno era uscito un video su un esperimento che testava quanto ci mette un'intelligenza artificiale a capire che fine fa il coniglio al termine di Voglio il mio cappello, facendo un parallelismo su quando i bambini arrivano alla stessa conclusione carpendo gli indizi del non detto di immagini e testo. Il video non è più online ed è un peccato, perché sono il genere di cose a cui poi io ripenso per mesi e ne parlo in una newletter di quasi-Natale, completamente fuori contesto)
Il tutto narrato con un'ironia feroce e un'economia di espressioni che unite alle inquadrature da spaghetti western di Sergio Leone mi fa venire voglia di andare a cercare gli scatoloni dei libri del trasloco e rileggermelo subito, anche se ancora non abbiamo montato la libreria.
Animali peculiari
Ci sono così tante creature peculiari a sei e otto zampe che in questi anni di animalini (diffidate delle imitazioni!) ho evitato perché signora mia quanti aracnofobici e insettofobici nella mia vita. Facciamo così: dalla prossima newsletter, se in apertura vedete un'Eriovixia Gryffindori sapete cosa sta per accadere, e non è l'annuncio di quale casa di Hogwarts appartenete.
Leggere con le orecchie
Ho scoperto il concetto di time affluence da Laurie Santos, scienziata cognitiva di Yale i cui corsi sulla be poco intuitiva scienza di cosa rende felici gli esseri umani sono sempre molto affollati. Se come me non siete a Yale, c'è sempre il suo podcast The Happiness Lab, oppure per chi non ha tempo l'eccellente puntata Eudemology di Ologies.
Quanti sacrifici per farmi studiare, signora mia!
A metà dicembre vado a fare il graphic recording di workship all'interno di un convegno di antropologia. Ne parliamo quando ho finito che adesso sono tutta un fascio di ansia da prestazione. Nel frattempo eccovi un pensoso Ernesto Di Martino.
È tutto anche per oggi: lasciatemi cullare nell'illusione che non sia la newsletter di Natale. Per favore.
Ciao sono Tostoini, vivo a Milano, sono nata a Cagliari, disegno spesso animali marini (tipo i lamantini? Tipo i lamentini), le cose che faccio ruotano attorno all'illustrazione, che sia illustrare libri o scriverne. La newsletter tostoina arriva più o meno una volta al mese ed esiste grazie ai miei patrons su Patreon, che in più ricevono ogni mese una selezione di irresistibili stupidaggini. Lo so che Substack avrebbe il suo tool apposta, ma su Patreon produco una pletora di disegnini ridicoli, vieni di là, dai.Mi trovi anche su etsy, perché le stupidaggini irresistibili non sono mai troppe.
Questa newsletter ti è piaciuta particolarmente e tutto il mondo deve sapere?
Te l’hanno inoltrata e ti è sembrata una buona idea?