La newsletter tostoina di ottobre ha disfatto le valigie
Ma non è ancora del tutto pronta a tornare alla realtà.
Ciao dalla newsletter che è diventata una ragazza onesta. Tra la persona che scrive adesso e quella che ha scritto la newsletter del mese scorso non è cambiato granché: continuo a coltivare lo stesso scetticismo di prima nei confronti dell'istituzione, e a pensare che le stesse tutele di legge a cui ho potuto accedere io dovrebbero essere garantite a chiunque le desideri a prescindere dalla forma e dal numero di persone che compongono la propria famiglia. (Ma se sei così scettica com'è che hai deciso di metterci una firma? Per la stessa ragione per cui pur essendo fermamente convinta che la sussistenza non dovrebbe essere legata alla possibilità di una persona di svolgere un lavoro retribuito, lavoro comunque in cambio di un compenso: perché il mondo non gioca sempre alle nostre regole e mentre proviamo a farne uno diverso tocca giocare con la mano che ci è capitata. Miii ma che arida, e in tutto questo l'amore? Ma queste SONO parole d'amore: è facile volersi bene in un giorno di festa, voglio vedere a volersi bene un qualunque mercoledì piovoso di febbraio e continuare a volersene per anni senza mangiarsi la faccia e anzi essere ancora felici della rispettiva presenza nelle reciproche vite. Non c'è impegno davanti a un funzionario del comune che possa certificare con più precisione un sentimento più di svegliarsi ogni giorno e pensare mannaggia a me che ti voglio del bene pure oggi.)
Insomma, il successo non mi ha cambiato e sono il solito raggio di sole. Ma se invece vuoi piangere le mille lacrime e scoprire che comunque anche gli autocrati del pianeta Vega hanno un cuore, il cuore ce lo mette
, che ha raccontato un po' della musica che ci ha accompagnato (letteralmente) un sabato di fine settembre.Detto questo, se proprio bisogna fare una cosa matta, che almeno intorno ci sia una festa con le persone a cui vuoi bene, e che ci somigli il più possibile: ragione per cui ho disegnato delle partecipazioni piene di tutte le cose importanti (gatti, piante, cibo, dischi, lamantini) e soprattutto di stupidera. Quando sei illustratore, cliente e art director il limite della stupidera è l’orbita di Giove. Chi può fermarmi mentre decido che le nostre bomboniere saranno dei doypack di carta barrierata con chiusura termosaldata? Il cliente? Ma il cliente sono io! (ride diabolica). Chiuderemo centinaia di bustine contenenti i confetti più buoni che l’umanità abbia mai assaggiato! I fiori spettacolari invece erano di Letizia Dei Fiori, gli eccellenti ritratti di Santamatita, le foto di Eleonora Festari.
Nel frattempo il Libro Nuovo™ si è preso una pausa, mentre io ero impegnata a realizzare l’ambiziosa sfida di mangiare tutto il Giappone in tre settimane. I regret nothing, come si direbbe su internet: cercherò di ricordarmelo mentre finisco di colmare ingobbita il gap di tavole che avrei dovuto disegnare anziché inbustare confetti e stare a mollo in tutti gli onsen in cui sono riuscita a infilarmi. Seguitemi per altri consigli di programmazione efficace del proprio tempo.
Tra uno spuntino e l’altro
e mi hanno comunque fatto sembrare una persona affidabile, la prima facendomi parlare di cos’è e come funziona il graphic recording su , e la seconda del canto delle pietre e del lavoro di Pinuccio Sciola in compagnia di Daniela Palumbo su . Il summenzionato Pucci, invece, sta raccontando a puntate cosa abbiamo fatto in Giappone oltre a mangiare, dal punto di vista di uno che si occupa di musica per lavoro e per diletto. Qui ci sono le prime tre uscite: Tokyo, Hiroshima e Osaka (e ierisera si è aggiunta la quarta, Kanazawa). Intanto che io cerco di fare i conti con la realtà, le mie vacanze vanno avanti su instagram.Leggere con le figure
L’inizio di questa curiosità a lungo raggio per il Giappone ha radici lontanissime, in una raccolta di storie del folklore giapponese che io e mio fratello Piero (ciao Piero) ci siamo lungamente contesi e in cui ho incontrato per la prima volta Momotaro, il signor Hansaemon (che inghiottì una mosca e quel che accadde poi) e i tassi e le volpi trasformiste che solo diversi anni dopo avrei chiamato tanuki e kitsune. Voi siete più fortunati perché anziché iniziare una faida decennale coi vostri consanguinei per il possesso di un libro amatissimo potete andare in libreria e chiedere di Mukashi Mukashi. C'era una volta, in Giappone, edito da Franco Cosimo Panini. Mukashi mukashi (che è sostanzialmente come dire C’era una volta) è un’antologia di otto racconti popolari giapponesi disegnati da altrettanti valentissimi illustratori - Philip Giordano, Kotimi, Junko Nakamura, Valeria Petrone, Simone Rea, Susumu Fujimoto, Satoe Tone e Mara Cozzolino - in cui la riscrittura dei racconti è affidata a Giusi Quarenghi, che si è occupata di rendere in italiano tutti quegli aspetti che sono parte integrante del modo in cui funzionano i racconti popolari: le onomatopee, le ripetizioni che danno il ritmo alla storia. Magari potrei regalare Mukashi Mukashi a Piero per farmi perdonare. Sì, perché ovviamente il libro alla fine l’ho tenuto io.
(va’ che belle zucche di amoroso omaggio a Yaoi Kusama!)
Animali peculiari
La Salamandra giapponese è la terza salamandra più grande al mondo dopo le due salamandre giganti cinesi, con cui è strettamente imparentata e da cui è distinguibile per la disposizione dei tubercoli intorno alla testa, un passatempo per solutori più che abili. Quando viene infastidita emette uno slime dall’odore molto simile al pepe giapponese, il che dimostra solo che non ha ben chiari i concetti fondamentali del non provare a farsi assaggiare.
Leggere con le orecchie
In fatto di Giappone ho alcuni solidi punti di riferimento: uno di questi è senza dubbio Giorgia Sallusti, eccellente libraia dietro il bancone di Bookish, traduttrice, e autrice e curatrice di diversi libri di ambito nipponico di cui il mio preferito (fin qui) è Genere e Giappone. Femminismi e queerness negli anime e nei manga, perché nel mio sangue ci sono più puntate di Sailor Moon che microplastiche. Per Emons Giorgia ha registrato Yamato, un podcast in quattro puntate che parte dai luoghi comuni per raccontarti cose decisamente molto più interessanti di qualunque cliché.
Per oggi saltiamo il boxino dell’antropologia e pure quello delle cose animate che sono già andata lunga così e ci vediamo a novembre, finita la stagione delle zucche e coi panettoni già sugli scaffali.
Questa una newsletter tostoina da leggere e rileggere <3