Nella newsletter tostoina di marzo le pietre cantano
Che Cosa Senti? è il racconto di Daniela Palumbo su Pinuccio Sciola che ho illustrato per Albero delle Matite e adesso ne parliamo TANTISSIMO.
Abbiate pazienza, devo prenderla molto alla lontana.* Alla lontanissima: praticamente dal 1981. Crescere in Sardegna - almeno tra anni Ottanta e anni Zero**- ti lasciava con la sensazione di crescere in provincia moltiplicato per un mare di mezzo. Sembrava che le cose importanti, rilevanti, interessanti, stessero sempre succedendo altrove. C'erano le cose che erano importanti e interessanti in Sardegna, ma potranno mai essere innovative e rilevanti come quello che succedeva altrove? Saranno importanti qui, ma mica là fuori, quell'eterno Altrove in cui stanno succedendo le cose degne di nota, mica da noi, periferia dell'impero del Mediterraneo.
Cresci dando per scontate le cose con cui hai familiarità, di cui non sei in grado di valutare il valore o l'entità fin quando non te ne allontani o non vieni in contatto con esperienze diverse dalla tua. Allontanarsi e tornare è uno di quegli esercizi che permette di realizzare due cose: da una parte il livello a cui hai accettato inconsciamente e in maniera acritica un pensiero profondamente coloniale, fatto di centri e periferie, di posti che producono idee e posti da cui si estraggono risorse e persone, di società calde e società fredde (sto guardando te Levi Strauss, mannaggia a te) e di tutto il cocuzzaro di retorica sulle isole aspre e selvagge ma tanto de core.
Dall'altra parte prendi atto che le cose che facevano parte del tuo panorama familiare erano - sono, perché è un verbo che va declinato al presente - in effetti esperienze artistiche e culturali di innovazione, in un dialogo costante con quello che succede nel resto del mondo, con una enorme consapevolezza del valore dell'arte nelle comunità, del valore politico di una pratica artistica che parla coi linguaggi e i materiali e i simboli del posto da cui si viene. Ti rendi conto che due cose possono essere vere contemporaneamente: che Maria Lai potrà anche avere la faccia di metà delle tue zie ed essere nata a mezz'ora di macchina dal paese di tua madre, potrà pure esserci una sua opera a due strade di distanza dalla tua scuola elementare (inutile che andate a cercarla, ci hanno piastrellato sopra), ma è stata contemporaneamente una delle artiste italiane più originali del Novecento.
Che ci sarà pure una scultura di Nivola dove andavi ad ammazzare il tempo durante il liceo, ma ce ne sono altrettante se non di più a New York. Che le opere di Sciola saranno anche una presenza familiare nel panorama della Sardegna, ma che di scultori che hanno fatto cantare le pietre non so quanti altri ce ne siano.
Tutte cose che ho pensato tutte assieme nello stesso momento quando Carlotta Rindone di Albero delle Matite mi ha chiamato per propormi di illustrare un testo di Daniela Palumbo che parlava dell'opera e della vita di Pinuccio Sciola.
Il libro, che si è chiamato Pinuccio nel mio cuore e nelle mie cartelle di file per un numero imprecisato di mesi, esce oggi, si intitola Che Cosa Senti? ed è un racconto che parla dell'arte di Sciola, del canto delle pietre e del Giardino delle Pietre Sonore. Spero davvero con le mie illustrazioni di essere riuscita a rendere giustizia alle sculture di Sciola, alla voce di Daniela Palumbo, e non ultimo alla voce delle pietre.
Questo è l'aspetto su cui ho riflettuto più a lungo: come trasportare dal linguaggio del suono a quello delle immagini un momento che vi auguro vi capiti almeno una volta nella vita, perché vedere una pietra comportarsi in un modo non da pietra - sculture suonate che si muovo come anemoni, pietre basaltiche che suonano bigger on the inside come un Tardis, come se dentro la scultura ci fosse molto più spazio di quello che si vede da fuori - è stata una delle esperienze che mi porterò dentro più a lungo di questo libro. (Complice anche la visita al giardino con la guida di Maria Sciola, che mi ha aiutato a capire e trovare il cuore del libro.)
Buon viaggio, piccolo libro bigger on the inside, abbiamo appena cominciato.
* (Probabilmente questa mail sarà troncata, apritela direttamente su substack e passa la paura)
* (non posso parlare di come sia adesso, un po' perché sono una vecchia e non vivo più in Sardegna più di quindici anni, e un po' perché ho la sensazione che l'avvento delle low cost e l'accesso ad internet e social media abbia cambiato quanto e come si viene esposti a quello che succede altrove. Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano le persone che vent’anni ce lo hanno adesso)
Leggere con le figure
Nel momento in cui ti trovi a riflettere su come si potrebbe raccontare visivamente una cosa, i libri degli altri che non entrano in quello che stai disegnando sono importanti quanto quelli che ci finiscono dentro. Andare a guardare come altri illustratori e illustratrici hanno affrontato lo stesso argomento è un esercizio utile per mettere a fuoco cosa la propria voce specifica potrebbe portare in un racconto, qualcosa che tu puoi dire che un altro direbbe in tutt'altro modo. Di libri che raccontano l'arte in un linguaggio che non sia solo accessibile alle persone adulte ce ne sono migliaia, ma dedicati alla scultura nello specifico non altrettanti. Tra quelli che ho incontrato ce ne sono alcuni che sono visivamente e stilisticamente molto diversi da Che Cosa Senti?, ma che hanno per me un’aria di famiglia, un sentire che li accomuna.
Un bambino di nome Isamu, James Yang. Yang racconta una giornata immaginaria nell'infanzia di Isamu Noguchi, scultore, landscape artist e designer di cui protreste aver visto un noto tavolino alla Triennale o al Fuorisalone. L'Isamu piccolo di questo albo è un esploratore del mondo e soprattutto un ascoltatore, ascolta lo scricchiolio dei rametti e il suono delle onde del mare. Quando ho visto la tavola di Isamu che accosta l’orecchio alle pietre per sentire cosa dicono ho sentito come un'aria di famiglia. In Italia è pubblicato da Kira Kira Edizioni.
Una vita fatta a mano. La storia di Ruth Asawa, Andrea D'Aquino. Ruth Asawa è stata una scultrice famosa soprattutto per le sue sculture in filo metallico ispirate alle forme e alle texture della natura, come le ali delle libellule, frutto di osservazione attenta del mondo naturale, anche quello più domestico e a portata di mano. Asawa è stata una grandissima sostenitrice del valore dell'arte pubblica e dell'accesso a un'educazione artistica per per tutte e tutti, sin da piccoli. Il modo in cui Andrea D'Acquino riesca a rendere il senso della materia delle sue sculture con un mix di matite, collage e tecnica mista è veramente speciale. In Italia è uscito per 24 ore Cultura.
Mini Mad Things è una garanzia. Una casa editrice la cui intera produzione è dedicata a raccontare l'arte ai piccoli ma soprattutto a farla (e a farla fare anche ai grandi) al fatto che fare cose con le mani è divertente, gratificante, che la parte di mezzo in cui fai le cose, le realizzi, ci metti del tempo, non è una parte della produzione artistica da saltare perché è uno spreco di tempo come sembrano pensare il 90% dei techbros convinti che le AI siano il futuro della creatività: la parte di mezzo è la creatività. Le idee sono un tanto al chilo, i pastoni riciclati rubando immagini già viste che sembrano tutte illuminate dalle luci arancioni di un incendio anche, la parte interessante della produzione artistica è quello che succede in mezzo, quando fai una cosa con le mani e scopri che le mani ti portano da tutt'altra parte di dove avevi pensato di andare. Mini Mad Things ha in catalogo due libri sulla scultura: Louise Bourgeois made giants spiders and wasn't sorry di Fausto Gilberti, e Meet the Artist: Alberto Giacometti illustrato da Nick White, un activity book pieno di cose divertenti da fare a partire dall'opera di un'artista.
Animali peculiari
Di animali in Che Cosa Senti? ce ne sono parecchi, abbastanza da meritarsi una newsletter a parte, perciò l’animalino peculiare di questo mese lo ha scelto un ospite d’eccezione:
, scrittore, giornalista e anima di , la newsletter animalina che illumina i giovedì. I lamentini sono stati ospiti di Bestiale a febbraio, un’uscita dedicata ai lamantini in tutta la loro rotonda gloria, e oggi Leonardo restituisce la visita con un animale particolarmente azzeccato (per i non sardoparlanti Tostoini, il nome che mi accompagna dagli albori di internet significa testuggine) perché la lobby degli animalini peculiari è potente e ha ife dappertutto.“Questa roba pazzesca è una tartaruga del fiume Mary (o Elusor macrurus): vive solo nel Queensland, in Australia, e può stare fino a tre ore sotto l’acqua respirando dai genitali. Le alghe che crescono sul suo corpo, utili a mimetizzarsi, a volte spuntano sulla testa a mo' di cresta punk; i due tubercoli sotto il mento completano il look da draghetto amante dei rave party. Urrà!”
Leggere con le orecchie
Intanto che prenotate la vostra visita al Giardino, sulla sezione extended book di Che Cosa Senti? potete vedere due documentari sul lavoro di Pinuccio Sciola e sulle pietre sonore - quello con regia di Marco Odetto lo trovate anche su Raiplay - oltre ad essere il posto in cui troveranno casa tutte le attività che abbiamo immaginato per le scuole, i laboratori, le librerie.
** (ciao, sei una libreria amica? ti piacerebbe fare queste cose in classe? scrivi ad Albero delle Matite che abbiamo delle idee fantastiche)
È tutto: ci vediamo ad aprile, in giro, dopo Bologna Children Book Fair, o proprio a Bologna.
Ho visto e in parte sentito il Giardino Sonoro per la prima volta nelle Stories di Alice Orrù che lo aveva visitato qualche tempo fa e da allora sogno di andarci. Sarà bello anche andarci con le tue illustrazioni
E allora viva Pinuccio, le pietre cantanti e pure le tartarughe punk 🧑🎤 🫶